Concetto

Foto: “Nuvole al tramonto & Montagna Ghiridone” (Ascona, Ticino, Svizzera)

Coscienza

Il nostro incontro con la natura si sviluppa mediante la contemplazione delle sue manifestazioni. Durante le nostre escursioni in vari ecosistemi, siamo spesso sorpresi dalla loro qualità sonora e talvolta facciamo delle registrazioni. La natura ci invita a condividere la presenza della vita: l’immersione negli ambienti, l’incontro con gli elementi e le creature che li animano, producono uno scambio di vibrazioni che ci trasforma. Questa comunione con la natura feconda un’ispirazione che ci spinge a evocare le nostre esperienze mediante la musica. Suonando, lasciamo libero corso all’espressione, come in un’improvvisazione, senza che uno schema di composizione sia previsto. Le vibrazioni ci attraversano; una qualità di coscienza-energia si risveglia in noi; l’immaginazione creativa ci fa vivere stati d’animo utili nella vita quotidiana. Nelle nostre opere, presentiamo alcuni paesaggi sonori della Svizzera Italiana, in particolare del Lago Maggiore, delle valli e delle montagne ticinesi. Vi sono però anche paesaggi registrati durante alcuni viaggi in altre parti del mondo.

Foto: Panorama “Lago Maggiore & Isole di Brissago” (Ticino, Svizzera)

Culture

Queste opere derivano da alcune esperienze d’incontro di popoli di altre culture. Le musiche esprimono, evidentemente, la nostra percezione e interpretazione del messaggio di una cultura, ma esse evocano anche le qualità che “l’incontro con l’altro” ha risvegliato in noi. Questi scambi ci trasformano e mettono in luce pensieri, simboli e aspirazioni che avvicinano tutti gli esseri umani.  Le musiche sono ispirate dai paesaggi, dalle scene di vita quotidiana ma anche dai riti dei popoli che abbiamo incontrato.

Foto di Dante Bianchi: “Monaci Tibetani” (Tibet)

Foto: ”Mare Sardegna” (Sardegna, Italia)

Foto di Dante Bianchi: “Montagna Kailash” (Tibet)

Metamorfosi

Vivendo le nostre esperienze musicali, impariamo quasi inconsciamente ad aprire il nostro essere alla presenza della Natura. Mentre l’acqua e la luce entrano profondamente nel nostro corpo e nella nostra mente, esse ci invitano a seguirle nelle loro stupende manifestazioni: è una metamorfosi che ci permette di danzare con loro nel micro e nel macrocosmo: sostiamo nel mare come luminose alghe verdi e blu; partecipiamo a un concerto di rane al chiaro di luna; siamo la luce di un ruscello scintillante al risveglio del bosco; ci lasciamo trasportare e allungare come nuvole da un vento color primavera, contemplare un bellissimo tramonto, accorgersi quando le nuvole assumono tutti i colori dell’arcobaleno, riuscire a vedere le cose per quello che sono, essere semplicemente uno specchio puro riflettendo nient’altro che il momento presente senza proiettare alcun significato.

Foto: ”Tramonto & Montagne” (Locarno, Ticino, Svizzera)

Quando ciò avverrà i nostri occhi vedranno di più, le nostre orecchie udiranno di più, il nostro corpo sentirà di più, il nostro cuore amerà di più. Di più non solo nel senso della quantità, ma anche della qualità. Non solo vedremo più alberi, nuvole, fiori, onde,  ma li percepiremo più profondamente. I loro colori diverranno non solo più intensi, ma anche più luminosi. Queste manifestazioni degli elementi, cominceranno ad assumere una loro individualità, e in quel momento potremo vivere una comunione profonda con l’esistenza. A quel punto diventeremo albero, fiore, onda, arcobaleno, la nostra vita diventerà multidimensionale, ricca di forme, suoni e colori, acquisterà profondità, intensità, possiederà valli meravigliose e splendidi picchi assolati. Entreremo in uno stato contemplativo – meditativo, e cominceremo ad espanderci, infiammandoci di vita. Il mondo sarà lo stesso e tuttavia diverso. Gli alberi sembreranno più verdi, le rose più rosa, la gente più viva più bella. Il mondo sarà lo stesso ma le conchiglie sembreranno diamanti. L’intera vita acquisterà una nuova intensità, sarà colma di gusto i nostri sensi diverranno più sensibili, vivi e attenti. Quando la presenza e la consapevolezza di tale splendore impregnerà il nostro essere, tutto diventerà una continua ed infinita celebrazione della vita. Quando torniamo ai nostri impegni quotidiani ci scopriamo più sensibili alle qualità degli elementi della natura, ai loro doni ma anche al loro degrado. Vi invitiamo a condividere questa ricerca e sperimentazione di una relazione più viva e costruttiva nei confronti della natura e dell’umanità.

La Terra, un Pianeta Vivente

Quale visione della Terra possiamo adottare oggi per un orientamento essenziale? Durante il ventesimo secolo è prevalsa una scienza specializzata che ci ha permesso di ampliare la conoscenza della natura e la padronanza tecnologica ma che ha pure prodotto una concezione frammentaria e materialista del nostro pianeta. La Terra è stata finemente analizzata in quanto litosfera (le rocce), idrosfera (le acque), atmosfera, biosfera (la natura organica), e antroposfera senza tuttavia che si indagasse sulla sua natura globale. In questi ultimi decenni si sono profilate nuove concezioni elaborate della scienza olistica e sistemica: partendo da alcune esperienze cruciali della fisica quantistica e dallo studio della complessità nell’universo, esse mettono in luce l’intima interdipendenza tra tutti gli esseri viventi a livello fisico come a livello psichico.

Parallelamente vari biologi ed ecologi olisti pensano di aver identificato una capacità di autoregolazione globale della Terra ed hanno così promosso l’ipotesi di Gaia. Questa ipotesi descrive il nostro pianeta come un organismo vivente dotato quindi di un certo grado di coscienza. Queste rappresentazioni della Terra, ancora frammentarie, comportano numerosi interrogativi ed opportunità per l’essere umano. Estendono infatti il campo della nostra partecipazione alla vita del pianeta dando forse anche un nuovo impulso al processo di trasformazione socio-economica e psicologica così impellente nel mondo attuale: quale rapporto esiste tra pensiero e natura? Se la Terra è un essere vivente, come interpretare la sua vita psichica e la sua coscienza; in quale misura i nostri stati psicologici partecipano e si diffondono in seno al sistema planetario? Quale funzione hanno l’armonia e i ritmi della Terra? In quale misura possono costituire un nutrimento per aiutare a rigenerare l’essere umano e a risvegliare in lui nuovi significati essenziali?

Pangea è un viaggio artistico di ricerca in questo senso. “Pan” (tutta) e “Gea” (la Terra) è un immagine che invita a considerare il pianeta come un essere cosciente, a evidenziare ciò che collega tutte le creature che partecipano alla sua vita. Le nuove concezioni dell’interdipendenza che riunificano scienza e tradizione in una nuova sintesi ci aiutano a capire che la separazione e la frammentazione generatrici di conflitti sono il risultato del nostro atteggiamento quotidiano. Un rapporto più giusto e armonioso nei confronti dell’umanità e della natura si sviluppa non soltanto mediante le parole e le azioni, ma viene costruito e fecondato dai nostri pensieri e dalla nostra immaginazione. Sono semi che si diffondono ovunque sulla Terra, mediante la rete di rapporti che ci collega continuamente interiormente ed esteriormente. Uno scopo del lavoro Pangea è di mettere a disposizione, senza pretese, alcune evocazioni di paesaggi sonori della natura che possono aiutare a plasmare l’ambiente interiore in modo creativo e a ricordare che siamo tutti cellule attive nella trasformazione delle condizioni fisiche e psicologiche del mondo. Se siamo in ascolto della Terra, il suo nutrimento ci può raggiungere e la sua mente ci può ispirare. La scelta dell’apertura e del dialogo con l’universo è la nostra libertà; possiamo imparare l’arte della comprensione d’amore che fa affluire in noi e negli altri il nutrimento sottile della reciprocità.

I paesaggi sonori della natura: percezione, ecologia, identità

Un discepolo chiese al suo maestro: “c’è niente di più miracoloso delle meraviglie della natura e della vita?

Il maestro rispose: “sì! la nostra capacità di apprezzare tali meraviglie.

Tradizione Zen

Il paesaggio è una manifestazione mente/corpo di Gaia.

GioAri

Le esperienze del gruppo GioAri

Il nostro incontro con la natura si sviluppa mediante la contemplazione delle sue manifestazioni. Durante le escursioni in vari ecosistemi, siamo spesso sorpresi dalla loro qualità sonora e talvolta registriamo i paesaggi. La natura ci invita a condividere la presenza della vita: l’immersione negli ambienti, l’incontro con gli elementi e le creature che li animano, attivano una “respirazione” di vibrazioni che ci trasforma. Questa comunione con la natura ci spinge a evocare le nostre esperienze mediante la musica. Suonando, lasciamo libero corso all’espressione, come in un’improvvisazione, senza che uno schema di composizione sia previsto. L’immaginazione creativa ci fa vivere stati d’animo utili nella vita quotidiana.

Nelle nostre opere, presentiamo alcuni paesaggi sonori del Ticino, in particolare del Lago Maggiore, delle valli e delle montagne. Vi sono però anche paesaggi registrati durante alcuni viaggi in altre parti del mondo.

Si può considerare il contatto con i paesaggi sonori come un’intensificazione dell’abitare gli
ecosistemi, “costruendo” con loro “un genius loci”. Norberg-Schultz sottolinea come l’abitare
presupponga soprattutto l’identificazione che “significa diventare amici di un ambiente”, degli
elementi e delle creature che lo costituiscono e che lo animano. Questa relazione, questo “raduno”,
genera dei simboli, in quanto “rappresentazioni esistenziali” che producono energia e liberano
significati. L’esperienza di fusione con la natura è portatrice di potenzialità ecologiche di
regolazione sulle quali può essere interessante indagare (NORBERG-SCHULZ,1979, p. 5 e p.21).

Riflessioni epistemologiche e opportunità metodologiche

Il paesaggio è un concetto geografico in relazione con la gnosi. La gnosi è lo sviluppo della scienza e della conoscenza partecipanti, come ci viene suggerito da Chitimia: conoscenza, dal radicale
indoeuropeo “gn” che significa “nascere dentro, nascere con” (CHITIMIA, 1991, pp. 22-24). In questo senso la sperimentazione gnostica implica l’ipotesi fondamentale di una coevoluzione tra il campo di ricerca costruito concettualmente e la percezione vissuta dal soggetto ricercatore.

Il nostro approccio ai paesaggi sonori si è sviluppato contemporaneamente a un interesse per l’ipotesi Gaia, cioè alla visione della Terra come essere vivente e cosciente. La relazione tra una visione globale, olistica, e un’esperienza locale nella natura può sembrare perlomeno azzardata. Tuttavia rappresenta un campo che offre alcune metafore feconde.

In un convegno su Gaia, promosso dai principali studiosi dell’ipotesi, tra cui Lovelock e Goldsmith, una conferenza di Abram ha focalizzato l’attenzione sulle implicazioni epistemologiche dell’ipotesi Gaia (ABRAM, 1992, pp.187-207). In termini sintetici, si può definire la sua riflessione un’analisi delle potenzialità ecologiche, psicologiche, terapeutiche e politiche di una scienza e di un’arte della
contemplazione della Terra.

Un aspetto rilevante e operativo dell’ipotesi Gaia è il riavvicinamento tra l’ambito scientifico e quello della saggezza e della spiritualità di varie tradizioni culturali, in particolare biocentriche. Questa convergenza è stata promossa anche da vari ricercatori nel campo della fisica quantistica che si sono confrontati con la problematica della relazione tra pensiero e materia, tra mente e corpo dell’umanità e della natura (DE RIENCOURT, 1980).
L’astrofisico Eddington, commentando le nuove teorie della fisica, afferma: “è verso il 1927 che la religione divenne infine possibile per una mente scientifica ragionevole” (EDDINGTON, 1929, pp.328-329).

Nelle esperienze con i paesaggi sonori, l’ipotesi Gaia comporta alcuni paradigmi in rapporto alla
relazione tra l’essere umano e la natura:
– la circolarità, la complessità e la globalità mente/corpo/ecosistema
– l’inseparabilità
– la sintonizzazione e la sinergia con il potenziale rigenerativo degli ecosistemi.

I paradigmi sono esempi epistemologici di riferimento. Essi configurano un apparato concettuale che permette di delineare nuovi campi di ricerca e nuove metodologie che dovrebbero rivelarsi operativi. E’ ciò che si cerca di sviluppare, senza pretese, con queste attività nei paesaggi naturali.

Ecco alcune citazioni del testo di Abram che ci introducono in questo campo d’indagine:

“Così con il solo respiro partecipiamo alla vita della biosfera; (…) la percezione sensoriale, allora è realmente una forma di comunicazione tra un organismo e la biosfera vivente. Perché noi stessi siamo parte di Gaia. Se la biosfera è un’entità vivente, allora l’introspezione, l’ascolto del proprio corpo può diventare un modo di ascoltare la Terra, di sintonizzarsi con essa. La percezione è comunicazione o perfino una comunione, una partecipazione dei sensi tra noi stessi e il mondo
vivente che ci abbraccia. (…)

La comprensione gaiana del mondo implica un’epistemologia partecipatoria. E come la Terra non è più una macchina, così non lo è il corpo umano che si rivela invece una fisiologia pensante, senziente, sensibile, un microcosmo dell’autopoietica Terra (…); non è quindi in quanto mente distaccata, ma in quanto corpo vivente che io posso pervenire a conoscere il mondo, partecipare ai suoi processi, sentendo che la mia vita risuona con la sua vita, diventando sempre più una parte del mondo. (…)

L’ipotesi Gaia potrebbe essere proprio il segnale che sta emergendo una scienza matura, una scienza che non cerca di controllare il mondo, ma vuole parteciparvi, che non cerca di intervenire sulla natura ma vuole collaborare con essa. Se la composizione chimica dell’aria che respiriamo viene continuamente verificata e mantenuta quale è dalla sommatoria di tutti gli esseri viventi della Terra che agiscono di concerto, come un unico sistema coerente, autopoietico o vivente, allora il mondo materiale che ci circonda non è, in alcun senso, inanimato. Questi insetti, questi alberi, perfino queste pietre non sono totalmente passivi e inerti. La natura (…) è una fisiologia vivente immensa, autogenerantesi, aperta e capace di reagire al mutare delle circostanze. In breve essa è un’entità. (…)

La sperimentazione verrà di nuovo intesa come una disciplina o arte della comunicazione tra lo scienziato e ciò che egli studia. La biologa Mc Clintock, a cui è stato assegnato il Nobel nel 1984 per la sua scoperta della trasposizione genetica, sostiene che un vero scienziato deve avere una sensibilità dell’organismo per qualsiasi oggetto che richiami pienamente la nostra attenzione. Si esprime così: Scoprii che più lavoravo con loro, più i cromosomi diventavano grandi, e che quando lavoravo veramente con loro non ero la di fuori, ma lì dentro. Facevo parte del sistema. Ero proprio lì con loro. E tutto diventava grande. Riuscivo perfino a vedere le parti interne dei cromosomi, tutto era veramente lì. La cosa mi sorprese perché mi sembrava proprio come se fossi con loro e fossero dei miei amici. Li guardate e diventano una parte di voi. E vi dimenticate di voi stessi.

Foto: “Fiume Verzasca” (Valle Verzasca, Ticino, Svizzera)

Foto: “Fiori di prugna” (Ascona, Ticino, Svizzera)

Le cose intorno a noi non sono più inerti. Esse partecipano insieme a noi all’evoluzione di una conoscenza e di una scienza che appartiene all’umanità né più né meno che alla Terra.” (ABRAM, 1992, pp.197-202).

Ne risulta un’ecologia globale mente/corpo, psiche/soma che costituiscono, in certe condizioni, due facce indissociabili di un’unica realtà. L’ipotesi del campo akashico (“the Hypothesis of the
Akashic Field”), formulata da Laszlo, fornisce importanti indicazioni che l’organismo vivente, che sia l’essere umano o la Terra, sia un sistema quantico macroscopico. Laszlo fa notare: “la conduzione di segnali attraverso il sistema nervoso non può procedere più velocemente di circa 20 metri al secondo e non può trasportare simultaneamente un numero elevato di segnali differenziati. Eppure vi sono correlazioni quasi istantanee, non-lineari, eterogene e multidimensionali tra quasi tutte le parti dell’organismo” (LASZLO, 2007, p.12). L’ecologia olistica propone di sviluppare diverse abilità che ci permettano di intensificare, in un’ottica costruttivista, la nostra partecipazione mente/corpo. Gli interrogativi operativi che ne risultano sono numerosi: dove sono la mente e il pensiero? Quale portata ha il pensiero in quanto processo attivo a livello individuale e collettivo? Che cosa significa qualità della “presenza della mente nel corpo”, a livello individuale, sociale e ambientale? L’ecologia olistica si avvale di un’educazione alla sensibilità e alla percezione dell’organismo, della biosfera, e comporta un ventaglio di potenzialità regolatrici, nell’ambito dell’invenzione di risorse rinnovabili, dell’alimentazione sostenibile, delle terapie di rigenerazione umana, sociale e ambientale.

Gli esempi in rapporto con i paesaggi sonori sono numerosi. L’indagine tecnica su queste risorse ha prodotto vari riscontri sperimentali che non posso dettagliare in questo contesto. Cito sinteticamente alcuni esempi: le strutture pseudocristalline delle molecole dell’acqua di certe sorgenti e dell’alta atmosfera, ipotizzate in alcune ricerche, comportano potenzialità rigenerative e terapeutiche. Nelle varie manifestazioni dell’acqua, sono anche significative le sonorità e le vibrazioni delle gocce in movimento. Esse dipendono dalla tensione di superficie del tipo di acqua che è rivelatrice di queste strutture pseudocristalline (HACHENEY,1992, p.64). Un altro esempio concerne le strutture delle foglie e la disposizione dei rami sui tronchi degli alberi che sono analoghe agli intervalli di tono delle armonie musicali (KAYSER, 1943). Si può così esplorare il carattere musicale, anche se apparentemente atonale, della danza degli alberi cullati da una brezza. Il loro manto fogliare dà una forma specifica ai vortici di aria che possono suscitare sentimenti di serenità, di gioia, oppure di tristezza o d’ispirazione. E’ evidente che i sentimenti suscitati dipendono anche dalla sensibilità della persona. Apprezzo particolarmente i fremiti scintillanti del pioppo tremolo.

Ogni paesaggio sonoro comporta una firma complessa che dipende anche da fattori microclimatici, geologici e pedologici locali. In un testo sulla geografia acustica, Tomatis riferisce della sonorità variabile del canto delle cicale nel Sud della Francia che dipende “dall’impedenza dei luoghi” (TOMATIS, 1977, p.26).

La contemplazione e l’estasi come incontri creativi con la natura L’ascolto attivo è una sintonizzazione con la Terra che produce risonanze di partecipazione: il paesaggio è un processo che collega ecosistema/corpo/mente in un’attenzione presente e reciproca. Viene così fecondata un’identità che unisce natura e cultura, bios e antropos. In questo senso, l’identità è una sinergia operativa che mira ad avere cura sia del corpo che della mente di Gaia.

…Vivendo intensamente i paesaggi, impariamo ad aprire il nostro essere nel presente. La natura ci coinvolge, quasi inconsciamente, in un processo di decentramento psicologico … e mentre l’acqua e la luce entrano profondamente nel nostro corpo, percepiamo una metamorfosi che ci permette di danzare con loro, nel micro e nel macrocosmo: sostiamo nel mare come luminose alghe verdi e blu; partecipiamo a un concerto di rane al chiaro di luna; siamo lo scintillio di un ruscello al risveglio del bosco; ci lasciamo trasportare e allungare come nuvole da un vento color primavera … e “stranamente” percepiamo anche la qualità e il significato del lavoro umano e della tecnologia negli ambienti urbani e industriali.

L’estasi è coscienza-energia che ci libera dalle identificazioni separative. Come Einstein ci invita a vivere e a operare:

“Un essere umano è una parte di una totalità chiamata da noi universo, una parte limitata in tempo e spazio. Egli fa esperienza di sé stesso, dei suoi pensieri e delle sue sensazioni, come di qualcosa separata dal resto, una specie di illusione ottica della sua consapevolezza. Questa illusione è come una prigione per noi, ci restringe ai nostri desideri personali e all’unione con poche persone, le più vicine. Il nostro obiettivo è di liberarci da questa prigione, allargando il nostro cerchio di comprensione fino ad abbracciare tutte le creature viventi e tutta la natura nella sua bellezza”.

Silence de la nuit, purification de la pensée, j’inspire l’aurore, la joie d’un nouvel effort.

GioAri

Giovanni Simona, geografo

Gruppo GioAri projects: Ariel Niggli & Giovanni Simona – www.gioari.ch

Note bibliografiche

ABRAM David (1992), Conseguenze epistemologiche dell’ipotesi di Gaia in, AAVV (a cura di BUNYARD Peter, GOLDSMITH Edward), L’ipotesi Gaia, Ed. Red, Como.

CHITIMIA Sylvia (1991), A l’Ombre de l’Arbre de la Connaissance du  Bien et du Mal, Troisième Millénaire, no 20, Paris.

DE RIENCOURT Amaury (1980), The Eye of Shiva, Eastern Mysticism and Science, Souvenir Press, London.

EDDINGTON Arthur Stanley (1929), La nature du monde physique, Ed. Payot, Paris.

HACHENEY Wilfried (1992), Wasser, ein Gast der Erde, Dingfelder Verlag, Andechs.

KAYSER Hans (1943), Harmonia plantarum, Ed. Schwabe, Basel.

LASZLO Erwin (2007), The Hypothesis of the Akashic Field”, The Networkreview, Summer, Moreton-in-Marsh, Gloucestershire.

NORBERG-SCHULZ Christian (1979), Genius Loci, Ed. Electa,  Milano.

TOMATIS Alfred (1977), L’oreille et la vie, Ed. Lafont, Paris.

Contattaci tramite
gioari.music@gmail.com

Senti le esperienze anche su
Youtube